Il giovane bulgaro è il nuovo eroe cosentino

Borislav Bogdanov ha salvato la vita a Giuseppe Di Tursio l’autotrasportatore di Strongoli (Kr) finito nel fiume con il suo camion dopo un volo di venti metri

Cosenza – È un ragazzo sereno e cordia¬le, molto maturo, Bogdanov Borislav Alexsandrov, il venticinquenne bulgaro che giovedì scorso ha prestato i primi soccorsi a Giuseppe Di Tursio, che era precipitato nel fiume Crati con il suo camion. Siamo andati a trovarlo a casa, un dignitoso appartamentino in città che condivide con la sorella e con un altro ragazzo. Negli ultimi giorni Alexsandrov è sulla bocca di tutti, e sotto i riflettori curiosi dei mass media. È da cinque anni in Italia, gli piace, ormai ha molti amici. E proprio uno di loro lo ha informato del grave accaduto, di un camion che stava precipitando dentro il fiume. “Sicuramente sono un quindici metri di altezza” – ci spiega dopo aver fatto un calcolo veloce. Lui, il giovane soccorritore, era vicino. Zona di San Francesco di Paola, corso Plebiscito. Ma come è andata veramente? “C’era tanta gente, nel fiume c’era lui (Giuseppe Di Tursio, n.d.r.) che gridava aiuto, mentre l’acqua gli sbatteva addosso”. Uomo e camion, infatti, erano completamente nell’acqua. Un fiume in piena, in questi giorni, a causa delle piogge che si sono abbattute su Cosenza. “Allora ho cominciato a correre e dopo cinque minuti dall’accaduto sono arrivato”. Subito Alexsandrov si è accorto che “la spalla era uscita tutta fuori”. Immediatamente “entrato nell’acqua, vi sono caduto proprio”. Avvicinatosi al malcapitato nel fiume, temendo per la sua salute, soprattutto per l’inevitabile shock dovuto alla caduta, ha cercato subito di rincuorarlo. “Piano piano ti alzo”, ha sussurrato a Di Tursio. Così, portandolo verso il muro che delimita il fiume dalla terraferma, ha atteso insieme a lui l’arrivo dei soccorsi. Uno scenario particolare, quello che si presentava agli occhi del giovane. L’incidente ha subito attirato decine e decine di persone. “Tutti gridavano aiuto, però nessuno andava in acqua”, ci dice Alexsandrov. Poi, dopo un po’, sono arrivati i Vigili del Fuoco. È quasi stranito quando ci dice che una parte del camion era completamente schiacciata, mentre l’altra illesa. “La porta dell’autista sembrava si fosse aperta da sola”. Proprio per permettere a Giuseppe Di Tursio, fa intendere, di uscire più facilmente dall’abitacolo. In questo, il giovane soccorritore, vede la mano di Dio. “Io sono evangelista, credo in Dio, e credo che sia stato lui a salvarlo”. Sorride, Alexsandrov, mentre comincia a parlare della sua comunità. “A Cosenza ci sono circa cinquanta bulgari”. Una ventina di loro, ci dice, partecipa alla lunga liturgia domenica¬le. Sono tante oramai le presenze straniere a Cosenza. E tante le risorse, anche lavorative, che esse costituiscono. Ragazzi come Alexsandrov sono ormai integrati pienamente. Mentre il camion cadeva rovinosamente nel Crati, infatti, il giovane pranzava a casa di una famiglia cosentina. Con loro, immaginiamo, come con noi, parlerà anche un po’ di dialetto. Una valenza importante, per lui, quanto accaduto in questi giorni. “Io non avevo mai sentito parlare né bene né male dei bulgari a Cosenza. Questa è la prima volta, ed è stato per me una bella cosa”. Alexsandrov, però, non si sente un eroe, ma è fiero solo di aver corso per soccorrere chi era caduto nel fiume. “La gloria è per Dio, non per me”. Nei giorni di Carnevale, mentre i bimbi giustamente sognano di fare gli eroi indossando le mascherine di Superman e l’Uomo ragno, da Alexsandrov il messaggio per cui l’unico eroe è chi corre per aiutare l’altro in difficoltà. (F. Mandato – Parola di Vita)