Ora l’Europa prepara la svolta sugli sbarchi

La Commissione lancia l’idea di un partenariato con il Sud del Mediterraneo. Venerdì vertice straordinario, è confronto aperto sulle risorse per il Frontex

Milano – “L’ emergenza umanitaria del Maghreb potrebbe rappresentare per la politiche migratorie dell’Europa quello che la crisi greca ha rappresentato per l’euro: il momento della svolta”. Ciò che si racconta in ambienti ben informati della Commissione europea va ben oltre l’ufficialità delle dichiarazioni: il Consiglio Europeo straordinario di venerdì 11 marzo dovrebbe essere un momento decisivo nella costruzione di una nuova policy nei confronti del Sud del Mediterraneo. I primi segnali sono arrivati ieri con la proposta di una partnership per la democrazia rivolta ai Paesi del Nord Africa. “L’Unione europea è determinata a fare un salto qualitativo nelle relazioni con i vicini” ha spiegato il Presidente della Commissione, José Manuel Barroso, sostenendo che “è nostra responsabilità sostenere la trasformazione” in atto in Paesi come la Libia, l’Egitto e la Tunisia. In particolare, il partenariato offerto si articola sui pilastri del “rafforzamento delle istituzioni, con un focus particolare sui diritti umani”, su “una stretta collaborazione con la popolazione” e su “un impulso alla crescita economica”. La vera novità però è rappresentata, per la prima volta, dall’interesse concreto che Bruxelles manifesta per il fenomeno degli sbarchi e per la gestione dei flussi migratori. Con parole che, caso “inusuale” nelle note ufficiali della Commissione, sembrano voler rassicurare innanzitutto il nostro Paese, esplicitamente citato nel comunicato. “La Commissione – si legge – ha mobilitato i suoi strumenti per sostenere l’Italia, e altri Stati membri, se necessario, nel caso in cui dovesse verificarsi un afflusso massiccio di migranti”. Parole che forse ancora non rispondono all’auspicio del Ministro dell’Interno Roberto Maroni, che aveva parlato dell’esigenza di una condivisione dei costi economici e di gestione del fenomeno migratorio (il cosiddetto burden sharing). “Non è detto che si arrivi fino a questo – spiegano dalla Commissione – ma se l’Italia vuole presentare una proposta in questo senso è libera di farlo. L’impressione è che adesso ci siano gli spazi perché un ragionamento del genere possa essere accolto”. Di certo c’è “la volontà di riallocare le risorse secondo nuove priorità”. I programmi di assistenza comunitari mettono oggi a disposizione 4 miliardi di euro per i Paesi a Sud del Mediterraneo nel periodo 2011-2013 e venerdì si dovrà tener conto dell’emergenza umanitaria, innanzitutto potenziando l’agenzia Frontex, cui spetta il controllo delle frontiere dell’Unione. “Il problema è che, per il pattugliamento, servono più soldi”. Resta da capire, infine, l’atteggiamento dei singoli Stati membri, soprattutto quelli con maggior peso politico. Alcuni Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, che all’inizio hanno sottovalutato i possibili effetti dell’incendio del Maghreb, ora hanno cambiato posizione e chiedono un giro di vite all’Europa soprattutto in materia di sicurezza. Anche l’Alto rappresentante Catherine Ashton ha ribadito ieri che “l’Unione Europea ha l’esperienza e gli strumenti per aiutare i Paesi della regione”. Al di là del patto sull’immigrazione, sul tavolo di Bruxelles sarà decisiva la partita degli affari in corso tra la vecchia Europa e il Nord Africa. “Se questi Paesi vengono lasciati allo sbando, c’è l’incubo che possano finire tra le braccia della Cina, pronta a investire soldi soprattutto sui pozzi di petrolio. E questo è un rischio che non possiamo correre”. (D. Motta – Avvenire)