Le famiglie immigrate e il processo d’integrazione

Un ciclo di incontri “Con i migranti parliamo di”, su iniziativa dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Siena

Siena – Un ciclo di incontri “Con i migranti parliamo di”, promosso dall’ufficio Migrantes della diocesi di Siena-Montalcino-Colle Val d’Elsa, ed incentrato sul mondo dell’immigrazione, si aprirà con la conferenza della Dr.ssa Lidia Borzì “Famiglia immigrata ed emergenza educativa nel contesto italiano”. Ma quali problematiche si nascondono all’interno delle famiglie immigrate? Ne abbiamo parlato con don Doriano Carraro, ideatore del progetto Diocesano e Direttore della Migrantes. Le agende dell’informazione l’hanno sottovalutata per anni; l’opinione pubblica l’ha trattata come un fenomeno sociale di second’ordine; il mondo politico – diviso tra allarmismi e aperture di facciata – l’ha soltanto sfiorata nelle sue campagne elettorali.

 
La famiglia immigrata, ancora oggi, rimane un mondo inaccessibile. Adesso però – è l’invito della Chiesa italiana – è giunto il momento del dialogo e della reciproca conoscenza.
“In questo tempo di grande mobilità dei popoli – si legge al punto 14 degli Orientamenti pastorali della CEI – la Chiesa è sollecitata a promuovere l’incontro e l’accoglienza tra gli uomini: i vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine. In tale prospettiva, la nostra attenzione si rivolge in modo particolare al fenomeno delle migrazioni di persone e famiglie, provenienti da culture e religioni diverse”.
Un’indicazione – quella contenuta nel documento episcopale – che ha ispirato il ciclo di incontri promosso dall’Ufficio Migrantes diocesano. E così, da marzo a giugno, Siena ospiterà tre
grandi appuntamenti dedicati al rapporto tra educazione cristiana ed immigrazione. Oltre alla giornata di domenica, il programma prevede infatti per il prossimo 3 aprile la conferenza “Strategie educative per le nuove generazioni” (relatrice, la dr.ssa Maria Grazia Colombo), e la conclusiva
Festa dei Popoli, in calendario il 12 di giugno.
“La decisione di promuovere questi incontri – spiega don Doriano Carraro, Direttore dell’Ufficio Migrantes – nasce senz’altro da quel grande tema che anche la nostra diocesi si sta impegnando a portare avanti, ovvero l’educazione. Parleremo di immigrazione ma lo faremo da una prospettiva diversa da quella che solitamente la gente è abituata a considerare”. Niente politica dunque.
Quantomeno nel senso più stretto del termine. “Al centro di tutto ci sarà Cristo – precisa don Doriano – e quella visione cristiana che ci invita ad accogliere gli immigrati come nostri fratelli. La cultura cristiana, a differenza di molte altre, non è esclusiva, ma inclusiva; non impone, ma
propone; non rifiuta e non combatte le altre identità. La nostra cultura, che si fonda sull’esempio di Cristo, è per il dialogo, per la convivenza, per l’accoglienza”. L’immigrazione però è un fenomeno in perenne divenire. Come conferma l’ultimo “Dossier Statistico Immigrazione” Caritas-Migrantes, in questi ultimi anni, il progetto migratorio si è progressivamente trasformato da stagionale, a stabile. Chi lascia il proprio Paese per arrivare in Italia, in sempre più casi dunque, lo fa per stabilirsi a vita. Va letto in questo senso l’aumento dei matrimoni misti e dei ricongiungimenti familiari registrato negli ultimi tempi. Secondo il Rapporto sulla Famiglia redatto dall’Istat – nella sola regione Toscana – le unioni miste, che a fine 2003 rappresentavano il 10,8% dei matrimoni complessivi, cinque anni più tardi hanno toccato la ragguardevole quota del 12,9%. La strada per l’integrazione però è lunga e piena di ostacoli. Tra questi, inaspettatamente, va segnalato anche il ricongiungimento.
Già, “inaspettatamente”: all’apparenza, un nucleo familiare che si ricongiunge sembrerebbe il più classico degli happy end. La realtà però, in certe situazioni, può rivelarsi anche molto più cruda. Ne sanno qualcosa quelle tante famiglie immigrate che, tornate insieme dopo tanti anni di separazione forzata, si riscoprono spaccate al proprio interno. Una rottura, in molti casi, resa ancora più profonda dal divario generazionale e valoriale tra genitori (ancorati alla cultura d’appartenenza) e
figli (desiderosi invece di abbracciare quella nuova). E così, poco a poco, la famiglia immigrata, ricongiuntasi in Italia per costruirsi un futuro, finisce per sfaldarsi ed isolarsi,diventando, in breve tempo, sempre più un corpo estraneo rispetto al resto della società.
“Il rischio, di fronte a situazioni come queste – spiega don Doriano – è che le famiglie immigrate si chiudano in se stesse, rifiutando il contatto col nuovo contesto. E che altrettanto, per paura o
pregiudizio, facciano quelle italiane. Ma se non ci incontriamo, rischiamo di fare cammini paralleli”. Come ovviare a tutto questo? Una proposta, in merito, arriva nuovamente dal documento della CEI: “Molti di coloro che giungono da lontano sono fratelli nella stessa fede: come tali la Chiesa li accoglie, condividendo con loro anche l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. L’approccio educativo al fenomeno dell’immigrazione – si legge ancora nel testo – può essere la chiave che spalanca la porta a un futuro ricco di risorse e spiritualmente fecondo”. (M. Pieraccioli – Toscana Oggi – edizione diocesi di Siena)