La famiglia adottiva

La storia di una badante nel torinese – La badante della signora Angela si ammala e muore. Niente parenti dalla Romania, niente funerale… Ma tutto il quartiere si mobilita e costruisce un piccolo miracolo

Torino – Coculeana Amariutei, nata a Bacau, Romania nel 1975. Residente a Castiglione Torinese. Professione collaboratrice domestica. È la carta d’identità di una delle tante donne straniere che sbarcano in Italia lasciando i loro anziani e i figli piccoli per accudire i nostri vecchi e bambini. Per migliorare le condizioni di vita della famiglia d’origine, per “fare fortuna”. O per morire. Come è accaduto a Coculeana, o meglio, Luana per la sua famiglia d’adozione, il Gruppo “Primavera” della parrocchia di San Giacomo a Grugliasco: 110 anziani animati dal diacono Carlo Guglielmin e dalla moglie Angela. Sono stati loro ad “accogliere” questa “amica” rumena e l’hanno seppellita, qualche settimana fa nel cimitero di Grugliasco. È uno degli anziani del gruppo – che vuole rimanere anonimo – che ha telefonato alla nostra redazione perché “i giornali non parlano mai di fatti di vita buona e noi invece ne abbiamo uno da raccontare: una storia di sofferenza e di speranza insieme perché nelle nostre città non avvengono solo fatti brutti”.

 
Arriviamo nel sottochiesa della parrocchia San Giacomo, guidata da don Severino Brugnolo: un edificio “anni ‘70” di mattoni a vista, assediato da palazzoni anonimi. Ci ritroviamo in un grande locale accogliente, quasi un salotto, zeppo di anziani, seduti attorno a un cero acceso (“con noi c’è sempre il Signore, sia che preghiamo sia che facciamo festa” – ci spiegherà poi Carlo).
Tra i presenti qualche donna giovane connazionale di Luana, “le badanti” di alcuni degli anziani. Ogni lunedì accompagnano i loro “datori di lavoro” al gruppo “Primavera”. Si sta festeggiando un compleanno, come accade spesso qui: tutti portano qualcosa, una torta fatta in casa, il thermos con
il caffè, i cioccolatini, le gelatine di frutta, qualche dolce rumeno.
È tempo di raccontare la storia di Luana. Sul tavolo c’è appunto la sua carta d’identità: 36 anni, i tratti dolci delle donne dell’Est che neppure le foto asettiche dei documenti appiattiscono. Vorrebbe parlare Marianna, l’amica di Luana che per l’occasione ha indossato il suo vestito più bello e si è truccata. È lì con la sua “nonnina” ma è evidente che nel gruppo è di casa. Gli anziani vogliono che sia Carlo a raccontare. “Parlerai dopo, Marianna” – le dice qualcuno dal fondo.
“Luana è arrivata da noi due anni fa, quando è stata assunta dalla famiglia di Angela che non poteva più stare da sola – Carlo ci indica una vecchia signora sorridente seduta vicino ad una ragazza bionda che arrossisce mentre viene pronunciato il suo nome – ora la guarda Cristina: anche lei viene dalla Romania”. Il diacono racconta di come Luana ogni lunedì accompagnasse volentieri la signora Angela in parrocchia, di come avesse fatto amicizia con Marianna e con tutti gli altri anziani. “Luana a Bacau aveva lasciato un fratello, una sorella e una mamma malata: era venuta in Italia per aiutare la sua famiglia poverissima. Angela era diventata la mamma anziana lasciata a Bacau, Marianna sua sorella, noi tutti i suoi fratelli. La parrocchia, che è punto di riferimento per tutti noi non solo il lunedì, per Luana era un luogo famigliare, indipendentemente dal suo lavoro.
Era credente, cristiana ortodossa”. Il 27 novembre scorso Luana viene colpita da un’emorragia cerebrale e ricoverata d’urgenza all’ospedale di Rivoli dove rimarrà per 20 giorni. Mentre Carlo racconta Marianna ha il volto rigato di lacrime, l’anziana vicino a lei le tiene la mano. “Quando era in terapia intensiva non ci lasciavano entrare a trovarla – prosegue Carlo – ma tutti pregavamo per lei, e alcuni di noi provvedevamo alla sua biancheria e a quello che le era necessario.
Poi è stata trasferita in reparto, si era ripresa anche se non parlava più per via di una lesione profonda al cervello. A turno andavamo a trovarla e ci sorrideva, era davvero felice di vederci”. I medici ad un certo punto decidono di trasferirla nella Casa di cura “Anni Azzurri” di Santona per tentare una terapia di riabilitazione. “Anche se – prosegue Carlo – le speranze di recuperare il movimento e la parola erano poche, ci avevano avvisato in ospedale”. Si avvicina Natale. Il gruppo decide che è tempo di chiamare la famiglia di Luana a Bacau. Attraverso alcuni connazionali riescono a raggiungere il fratello: la famiglia non ha i soldi per venire in Italia. “Ma il fratello di Luana arriva a Grugliasco grazie a una colletta dei suoi paesani, alla sua permanenza abbiamo provveduto noi. Dopo quattro giorni riparte, deve tornare a Bacau a lavorare. Sarà l’ultima volta che Luana vede un suo famigliare”. Passano i giorni e Luana non migliora. Ad un certo punto la devono legare a letto perché non controlla più i movimenti, subentra anche un ictus. “Per noi era terribile vederla così – prosegue Carlo – mai un lamento, sempre sorridente. Andavamo a trovarla a turno, nonostante la lontananza Grugliasco – Santena. Marianna smetteva di lavorare ed era là, spesso con un’anziana del gruppo, la signora Filomena. Marianna le parlava in rumeno, le si illuminavano gli occhi. Ricordi Marianna, quando le dicevi ‘dammi un bacio’ e lei sembrava risponderti? Come si dice già bacio?”. “Pupic – risponde Marianna con un filo di voce”. Tutti sono commossi, anche gli uomini nell’ultima fila. Carlo fatica a riprendere il racconto.
E noi a prendere appunti. Il 28 gennaio scorso il diacono riceve una telefonata. Luana era morta. “Siamo andati subito a Santena ma ci hanno detto che la salma era stata sequestrata dall’autorità per l’autopsia. Eravamo addolorati, avremmo almeno voluto vederla. Avvisiamo il fratello a Bacau, cerchiamo di capire la volontà della famiglia – riprende Carlo – E capiamo che nessuno di loro avrebbe avuto le possibilità economiche per accollarsi il rimpatrio della salma e il funerale”.
Passano dieci giorni. Dopo l’autopsia le autorità chiedono a Carlo cosa ne sarà di Luana. Ci sono problemi burocratici per una donna straniera deceduta a Santena, residente a Castiglione Torinese e dipendente presso la signora Angela a Grugliasco. “Ci consultiamo brevemente e decidiamo che la famiglia adottiva di Luana siamo noi e noi la seppelliremo – dice Carlo – il nostro sindaco capisce la situazione e ci promette che si attiverà presso le autorità competenti per ottenere il consenso per trasferire la salma a Grugliasco”. E quel consenso arriva proprio un lunedì mentre il gruppo “Primavera” era riunito. “Tutti abbiamo pensato che non fosse un caso”. Sorge il problema del pagamento delle spese per il funerale: gli anziani non perdono tempo, fanno girare subito la voce in tutta la parrocchia e in una sola mattinata si raccolgono 750 euro. In breve tempo tutti i 3 mila euro occorrenti per seppellire Luana in una tomba dignitosa, in terra, come si usa in Romania e con una lapide di marmo. “Tutto è pronto per il funerale e telefoniamo alla famiglia: avevamo raccolto anche i soldi per pagare il viaggio ad un congiunto di Luana”. Ma il datore di lavoro del fratello della donna non dà il permesso per il viaggio “se no avrebbe perso il lavoro, ci ha detto il fratello che però ci ha pregato di seppellire Luana secondo il rito cattolico anche se la famiglia era ortodossa perché ‘noi eravamo diventati la sua famiglia’”.
E così due settimane fa, “in una chiesa gremita e con una Messa sentita come raramente accade per i nostri funerali – conclude Carlo – Luana è stata accompagnata nel suo ultimo viaggio.
Ora riposa nel cimitero di Grugliasco, a due passi di qui. Andiamo spesso a trovarla. Soprattutto è viva nelle nostre preghiere, nel ricordo del suo sorriso, della gentilezza con cui accudiva la signora Angela e gli altri anziani del gruppo”.
È tempo che parli Marianna. “Se non c’era Carlo, Angela e tutti voi – la mia amica Luana sarebbe morta sola come un cane, nessuno si sarebbe ricordata di lei. Noi veniamo qui per lavorare, lasciamo tutto per migliorare la nostra vita e quella di chi ci attende in Romania. A me e a Luana è capitato di trovare una famiglia. Non avrò mai parole per ringraziarvi. Per me e per lei che non c’è più”. Lasciamo il gruppo “Primavera” con la certezza di aver appreso una lezione di vita. E pensando al sogno infranto di Luana e all’incrocio di privazioni di affetti che ha del paradossale: loro, le donne straniere, diventano vicefiglie (“badanti”) o vice-madri (“baby sitter”) per migliorare il tenore di vita delle povere famiglie d’origine. Noi, le donne italiane, per non tornare “povere”, deleghiamo a queste nostre coetanee il nostro ruolo di madri e figlie… Tutte, non ci godiamo il miracolo di seguire passo passo la crescita dei nostri bambini e rischiamo di non stare accanto
ai nostri genitori nello struggente momento del congedo dalla vita… Certo, diamo lavoro per non perdere il nostro lavoro. Ma quanto «costa» tutto questo? (M. Lomunno – La Voce del Popolo” – Torino)