Urgente una risposta coordinata dell’Unione Europea alla crisi in Libia

Il JRS sollecita i governi UE a mettere al primo posto i bisogni dei rifugiati più vulnerabili

Roma – Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) accoglie “con favore” le iniziative e le dichiarazioni avanzate da alcuni governi europei fin dall’inizio della crisi in Libia. L’incontro dei Ministri degli Esteri dell’UE del 10 marzo e il Consiglio Europeo dell’11 marzo sono “le sedi più appropriate per promuovere un’azione maggiormente coordinata”.
“L’evacuazione degli egiziani che si trovano in Libia organizzata dai governi di Malta, Francia e Regno Unito e le offerte di aiuto dell’Italia – si legge in una nota –  sono tutte iniziative assolutamente opportune. Tuttavia la risposta non dovrebbe essere limitata ai cittadini libici e ai lavoratori immigrati: è importante non dimenticare i circa 11mila rifugiati presenti nel Paese”.
La missione Ue per la raccolta di informazioni inviata dall’Alto Rappresentante Catherine Ashton è – secondo il Jrs –  “un primo passo”. Il JRS rivolge un “pressante” appello ai governi dell’UE affinché: “identifichino i richiedenti asilo e i rifugiati intrappolati in Libia e offrano loro un’opportunità di reinsediamento negli Stati dell’Unione; sviluppino un piano di emergenza per gestire l’arrivo spontaneo in Europa di rifugiati e migranti, che comprenda una piena attivazione della Direttiva sulla Protezione Temporanea (2001/55/CE) nel caso in cui gli arrivi diventino numerosi; la sospensione del regolamento Dublino in riferimento ai reinvii verso l’Italia e verso Malta”.
“Mentre molti lavoratori migranti presenti nel Paese vengono attualmente evacuati dai loro rispettivi governi e dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – prosegue la nota – i rifugiati non hanno un posto dove andare. I rifugiati e i richiedenti asilo intrappolati in Libia sono particolarmente vulnerabili alle violenze”. Nei giorni scorsi, il JRS ha avuto notizia di cittadini sub-Sahariani “innocenti che sono stati malmenati, accoltellati e persino uccisi perché ingiustamente sospettati di essere mercenari assoldati da Gheddafi per uccidere i libici”.
Dalla metà di febbraio, circa 180mila persone sono fuggite dalla Libia e migliaia di profughi arrivano ogni giorno in Tunisia e in Egitto. “Non ci si può aspettare – spiega il Servizio dei Geuiti per i Rifugiati – che i Paesi del Mediterraneo siano gli unici a prendersi la responsabilità di proteggere questi rifugiati. In momenti di crisi, le nazioni europee sono chiamate a dimostrare il loro impegno per la tutela della dignità e dei diritti umani”. La Convenzione sui Rifugiati del 1951 è “basata sul principio di condivisione della responsabilità. Se gli Stati eludono tale responsabilità, saranno i rifugiati a pagarne le conseguenze”.