Libia: prosegue la missione italiana di aiuti ai profughi

Avviati contatti con il Consiglio nazionale libico

 
Roma – Prosegue la missione italiana di aiuto e sostegno ai profughi al confine tra la Libia e la Tunisia. Mentre appare risolta, grazie alla spola dei C-130 italiani, la situazione dei rimpatri dei profughi egiziani, l’attenzione é sui rimpatri di cittadini di altre nazionalità che potrebbero avere bisogno di assistenza. A Tunisi si trova Margherita Boniver, Inviato speciale del ministro Frattini per le emergenze umanitarie, dove avrà una serie di incontri con le autorità tunisine e con i rappresentanti delle Organizzazioni internazionali in loco. Obiettivo della missione della Boniver é quello di verificare la situazione umanitaria al confine tra Tunisia e Libia anche al fine di modulare la predisposizione di eventuali ulteriori mirate azioni di intervento italiano. Boniver si recherà nel campo profughi di Ras Jedir, dove sotto il coordinamento della Cooperazione italiana e’ stata realizzata, in accordo con le autorità tunisine, la struttura che funziona da centro operativo per il campo. Sul fronte politico-diplomatico il ministro Frattini ha detto che l’Italia ha avviato contatti, ma “con discrezione” con il Consiglio nazionale libico. “Abbiamo conoscenze migliori di altri – ha spiegato Frattini – e infatti siamo spesso richiesti in queste ore. Conosciamo l’ex Ministro della giustizia che ora è a capo del Consiglio provvisorio di Bengasi e quella rete di ambasciatori libici che ha detto che da ora loro sono al servizio del popolo e non del regime, alcuni di loro stanno esercitando un’azione importante per coagulare un consenso: noi lo facciamo ma lo facciamo discretamente e questa credo che sia la soluzione migliore”. Il Ministro nell’ipotesi di decisione Onu-Nato sulla “no fly zone” ha sottolineato che “è assai difficile pensare” all’ipotesi di “aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, ma la nostra lealtà euro atlantica ci fa dire che le basi militari, il supporto logistico non potremmo negarlo”.