Non siete soli

Le parole di mons. Montenegro ai fedeli di Lampedusa

Lampedusa –  “Sono qua per dirvi di non sentirvi soli, in questo altro momento, così difficile e faticoso per voi tutti, per incoraggiarvi e dirvi grazie per la testimonianza che date”. Sono queste le parole che mons. Francesco Montenegro ha rivolto il 2 marzo agli abitanti di Lampedusa durante la sua visita nella più grande delle Pelagie. Dopo le parole del parroco dell’isola, don Stefano Nastasi, con le quali si sottolineavano i sentimenti di abbandono nutriti dalla popolazione, l’arcivescovo ha deciso di manifestare la propria vicinanza recandosi fisicamente sull’isola.
“Grazie – ha detto l’arcivescovo nel suo intervento al termine di un momento di preghiera – perché il vostro cuore continua a restare aperto a gente che vuole vivere. Perché, ancora una volta, testimoniate che riuscite a non lasciarvi imprigionare, anche se i timori possono essere legittimi, dalla paura per ciò che la vita e la storia vi chiedono a prezzo sempre più alto. Perché state traducendo, in gesti concreti, ciò che la pagina del Vangelo dice: ‘Ero forestiero, ero nudo, avevo voglia di libertà… e mi avete accolto'”. Mons. Montenegro ha ringraziato gli “operatori delle Forze dell’ordine, del volontariato” e “quanti stanno operando per accogliere questi fratelli immigrati”.
“Immagino, non posso dire che lo so – ha aggiunto -, cosa significhi sentirsi soli, abbandonati e, semmai, investiti da parole e da promesse a cui è sempre più difficile credere. Continuate a pagare – e non è giusto – quanto non si riesce (non oso dire non si vuole, spero che non sia così) a decidere nei palazzi di chi amministra la cosa pubblica. Ancora una volta ci siamo scontrati con la confusione, l’incompetenza e la fedeltà a pregiudizi che diventano penalità e offesa per chi deve subirli”.
L’arcivescovo si è poi soffermato sulle problematiche dell’immigrazione che vedono protagonista l’isola, riconoscendo che “si continua a trattare come emergenza un problema grave, che – si deve ammettere – non è di facile soluzione”. “Non si possono tener chiusi gli occhi – ha ammonito – o fingere che solo la forza (il divieto) possa sortire l’effetto desiderato. I problemi dell’Africa sono problemi di tutti, così i problemi di Lampedusa e Linosa non sono solo vostri, ma di tutti. E un evento che si è paragonato a un esodo biblico non potrà essere risolto con la ronda di navi lungo il Mediterraneo. Di là c’è gente che vuole vivere, vuole mangiare, vuole riconosciuta la sua dignità… e se, in quei Paesi, si è arrivato a questo punto, può anche darsi che ci sia la responsabilità di chi si è preoccupato di colonizzare e creare rapporti vantaggiosi per noi, che siamo da questa parte, dimenticando l’esigenza di quelle popolazioni”. Il presule ha quindi invitato a “una presa di coscienza da parte del governo, dei governi a trovare soluzioni che siano rispettose di tutti”.
“Se Lampedusa o Linosa, anziché essere isole in mezzo al mare, fossero un luogo vicino a città importanti, come si sarebbero comportati coloro che decidono?”, si è chiesto. “Probabilmente con gli immigrati alla stessa maniera, visto che la cultura del diverso è carente. Anche se poi, quando siamo noi ad andare nelle altre terre, chiediamo rispetto e ci sentiamo offesi se non dovessero trattarci con rispetto. Ma, come dicevo, se un flusso così insistente, fosse avvenuto altrove, soluzioni, adattamenti ed attenzioni per i cittadini si sarebbero trovati senz’altro. Lampedusa e Linosa meritano eguale rispetto e attenzione”. “La nostra fede – ha poi richiamato il vescovo – ci chiede atteggiamenti coerenti con ciò che crediamo. Ci chiede solidarietà, anche se questa comporta rinunce e rischi. Chiede giustizia, ma dice anche che il nostro cuore deve essere accogliente. Ci ricorda che noi siamo quelli delle beatitudini (che pagina scomoda!) e noi accettandole crediamo che l’egoismo assurdo non può mai averla vinta, ma ciò che sempre vince è l’amore, che è tale se sa farsi misericordia e compassione”.
 E ha concluso: “I pregiudizi, l’accentuazione e il rifiuto della diversità, gli interessi di parte, la finanza sfrenata, la logica dei faraoni del vecchio Egitto, la politica a corto respiro, sia mondiale sia nazionale (alla nostra bisogna aggiungere litigiosa), stanno portando il mondo a rivoltarsi. Maria nel suo Magnificat dice che finalmente la rivoluzione, quella vera, quella di Dio, senza armi e senza violenza, è cominciata. Schieriamoci dalla sua parte: è la parte giusta! Il mondo può essere diverso. Che Lampedusa e Linosa diventino faro di civiltà, porta e luogo d’incontro e d’amicizia, spazio dove Dio e l’uomo – di qualunque colore – possono ritrovare la gioia della passeggiata pomeridiana. Chi vuole un esempio di vita diversa guardi a Lampedusa e Linosa. Davanti all’amore, anche il cattivo (c’è da chiedersi chi siano i veri buoni) può cambiare il cuore. Le vostre sono piccole isole, ma il vostro cuore sia grande, come quello di Cristo, grande come il mondo. E la nuova alba spunterà”.
( Marilisa Della Monica – SIR)