A Lodi un convegno per favorire la coesione sociale
Lodi – L’immigrazione è un tema di grande attualità e la conoscenza condivisa delle regole non può che favorire il processo di coesione sociale mirato a favorire la convivenza e rendere accogliente il territorio.
In quest’ottica si è tenuta sabato 26 febbraio presso la ‘Sala Comuni’ della provincia, una tavola rotonda sul tema “Lavorare insieme nella provincia di Lodi per l’integrazione. Le buone prassi”, promossa dalla prefettura e dalla provincia di Lodi.
Il convegno – riferisce oggi il sito del Ministro dell’Interno – al quale hanno partecipato in qualità di relatori i rappresentanti delle istituzioni del territorio coinvolte nella gestione del fenomeno migratorio, ha costituito l’atto conclusivo di un percorso formativo articolato in dieci lezioni, intitolato “Disciplina sull’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, volto a favorire l’integrazione tra comunità straniere e italiane.
L’iniziativa, nata all’interno del Consiglio territoriale per l’immigrazione, ha ricevuto un notevole indice di gradimento da parte dei numerosi partecipanti, all’incirca un centinaio, ai quali è stata offerta l’opportunità di dialogare sui diversi aspetti del fenomeno migratorio e di sviluppare sinergie operative utili per il territorio.
5.300 gli stranieri residenti a Lodi, oltre 800 gli accessi allo sportello stranieri, una media di 15 minori extracomunitari non accompagnati all’anno, 6.000 permessi di soggiorno rilasciati dalla questura del capoluogo nel 2010: questi i dati sull’andamento del fenomeno nella provincia lodigiana.
Nel corso della tavola rotonda i rappresentanti di provincia, comune, tribunale, direzione provinciale del lavoro, questura, patronati e associazioni sindacali hanno contribuito a fare chiarezza sulla normativa di settore e ad uniformare quanto più possibile le indicazioni che i diversi sportelli sono chiamati a fornire all’utenza.
Nel corso della tavola rotonda i rappresentanti di provincia, comune, tribunale, direzione provinciale del lavoro, questura, patronati e associazioni sindacali hanno contribuito a fare chiarezza sulla normativa di settore e ad uniformare quanto più possibile le indicazioni che i diversi sportelli sono chiamati a fornire all’utenza.