In Messico la legge a tutela degli irregolari

Una speranza per gli immigrati

Città del Messico – La comunità cattolica in Messico ha accolto favorevolmente l’approvazione da parte del Senato della nuova legge sull’immigrazione che riconosce una serie di tutele nei confronti degli irregolari. Secondo la normativa, “nessuno può essere dichiarato irregolare a causa della sua condizione di immigrato e dovranno esistere sufficienti garanzie perché cittadini di altri Paesi possano transitare in Messico”. La legge riconosce, fra l’altro, il diritto di accesso all’istruzione, alle cure sanitarie di emergenza, alla giustizia e al registro di stato civile. Nei giorni scorsi, un gruppo di presuli e di rappresentanti delle Caritas del Centroamerica, Messico e Panama, si erano riuniti proprio per affrontare il tema dell’immigrazione e del crescente clima d’intolleranza nei confronti degli stranieri.

Il direttore della casa di accoglienza “Hermanos en el Camino”, padre Alejandro Solalinde, considera l’approvazione del Senato come un segno di speranza per il futuro. “Stiamo per vedere — afferma il sacerdote — un evento unico nella storia”. Il Messico, aggiunge, “che vogliamo vedere è proprio questo: camminare insieme, unirci tutti per il Paese, lasciando ogni egoismo e divisione”. Il flusso degli immigrati nel Centroamerica è in costante aumento, così come il numero degli episodi di violenza di cui sono vittime gli stessi stranieri. Ogni anno, secondo le stime, sono tra i 200.000 e i 300.000 i migranti del Centroamerica che provano ad attraversare il Messico, con l’intenzione di raggiungere gli Stati Uniti e che nel loro itinerario sono fatti bersaglio di sequestri o rapine. Coloro che vengono sequestrati sono poi spesso costretti a lavorare per conto dei trafficanti di droga. Nel solo 2009, sono stati compiuti 18.000 sequestri di persone, che hanno portato un profitto di 25 milioni di dollari alla criminalità organizzata. Nel 2010, in Messico, sono state presentate 222 denunce di sequestri. Il maggior numero dei casi riguarda gli Stati settentrionali di Tamaulipas, San Luis Potosí e Nuevo León e quelli meridionali del Chiapas e di Oaxaca. In una nota dell’aprile scorso, i vescovi messicani avevano indicato la grave situazione e chiesto interventi da parte delle autorità civili, rilevando che «non sempre si riesce a contenere con efficacia l’ondata di violenza e di insicurezza che colpisce il Paese”. Tra gli elementi che favoriscono l’intolleranza ci sono, per i presuli, “la crisi di valori etici, il predominio dell’edonismo, dell’individualismo e della competizione», oltre alla «perdita di rispetto per i simboli dell’autorità e la svalutazione delle istituzioni politiche, educative e giudiziarie”. (Osservatore Romano)