Oltre un milione pronti a partire

Allarme del Frontex

Roma – Dalle coste del Nord Africa potrebbero partire alla volta dell’Europa fino a un milione e mezzo di migranti. Le stime della Lega Araba – che parlavano di 2 o 300 mila persone in fuga dalle crisi del Maghreb verso l’Italia – impallidiscono di fronte ai calcoli di Frontex, l’Agenzia dell’UE per il controllo delle frontiere. E mentre i paesi della sponda Sud dell’Europa richiamano alle sue responsabilità l’Unione Europea, il Presidente della Commissione UE Barroso si dice pronto a farsi carico della crisi: «Dobbiamo essere pronti con una risposta a livello europeo». Il Ministro degli Esteri Franco Frattini ancora ieri ricordava che «in Libia un terzo della popolazione è subsahariana, due milioni e mezzo di persone che se viene giù il sistema Paese scappano, perché restano senza lavoro. Non tutti in Italia, ma è un esodo biblico». Roberto Maroni conferma: «Il 10% degli africani in Libia cercherà di andarsene verso l’Europa ». Ma l’Europa è molto più pessimista. L’Agenzia dell’UE per le frontiere crede che i moti magrebini potrebbero spingere in Europa tra 500 mila e un milione e mezzo di immigrati che «si dirigeranno principalmente in Italia, Malta e Grecia». Fonti di Bruxelles spiegano che «sono persone di origine subsahariana che lavorano in Libia e Nordafrica». Un’ondata migratoria che potrebbe trasformarsi in uno tsunami per il sistema di prima accoglienza. Bruxelles tende dunque una mano all’Italia, mostrando disponibilità alla richiesta dei sei membri dell’UE che si affacciano sul Mediterraneo – Italia, Francia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro – che sarà formalizzata al Consiglio Giustizia e Affari Interni (Gai) di oggi a Bruxelles. Le persone in fuga dal Nord Africa, dice infatti il Presidente della Commissione UE José Mauel Barroso, «non vogliono andare in Italia ma in Europa, quindi dobbiamo risolvere il problema in modo europeo. Possiamo mobilitare risorse d’urgenza e usare gli strumenti attuali per avere, se necessario, una risposta più forte da parte della UE. Ne ho parlato con i Presidenti della Repubblica e del Consiglio italiani».

 
Strada tutta in salita invece per il burden sharing , la richiesta, cioè, della condivisione tra tutti gli Stati membri dei flussi di richiedenti asilo in arrivo. Le norme europee, precisa Michele Cercone, portavoce della Commissaria europea per gli Affari Interni Cecilia Malmstrom, non prevedono un «meccanismo di redistribuzione » tra paesi membri, dei richiedenti asilo: «La solidarietà tra Stati è solo su base volontaria». E finora non è emersa alcuna volontà, soprattutto dai Paesi del Nord Europa. Oggi forse Bruxelles batterà un colpo. (L.Liv.- Avvenire)