Mons. Fisichella all’incontro dei delegati Mci e dei direttori regionali Migrantes

“Portare in Europa l’annuncio della speranza cristiana”

Mons. Fisichella all’incontro dei delegati Mci e dei direttori regionali Migrantes
 
 
Roma –  I delegati e coordinatori delle Missioni Cattoliche Italiane in Europa e i direttori regionali Migrantes hanno rivolto questa mattina alcune domande al presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione sul tema della nuova evangelizzazione in Europa.
Mons. Fisichella ha sottolineato che per  la “pretesa di presunti diritti individuali l’uomo di oggi, soprattutto in Europa, sembra disposto a tollerare l’ingiustizia sociale”.
 Con riferimento alla “crisi della Libia e dei Paesi arabi”, il presule ha osservato che in Europa, “più che per il destino dei profughi, la gente sembra preoccuparsi per i propri presupposti diritti individuali e per le ricadute che gli sbarchi potrebbero avere sul suo stile di vita”.
“Smarrita in gran parte la solidarietà – ha sottolineato – nei cittadini sembra prevalere la paura per l’incertezza del futuro e per il rischio di perdere sicurezza sociali acquisite forse troppo in fretta”. Anche con questo “incredibile individualismo emerso nella società europea, unito ad una sorta di diffuso narcisismo”, secondo mons. Fisichella deve confrontarsi oggi la “nuova evangelizzazione” per la quale, assicura, “la ricetta non può essere unica, ma va studiata e calibrata secondo i diversi contesti culturali e religiosi nazionali” mettendo comunque al primo posto “i contenuti fondamentali della fede oggi non negati, ma sconosciuti ai più”. Tra i valori da “riportare in primo piano” nel nostro continente la famiglia, “senza la quale non può avvenire la trasmissione della fede”.
Per mons. Fisichella è urgente “portare all’Europa di oggi l’annuncio della speranza cristiana” nella convinzione che, “se non possiamo determinare i futuri processi culturali, possiamo almeno orientarli”. Nel nostro continente “è in atto il tentativo culturale di relegare il fenomeno cristiano e religioso nel privato, impedendogli di avere incidenza sulla vita sociale”, ha spiegato: “guai a cadere in questa trappola!”, ha ammonito, mettendo al tempo stesso in guardia dalla “tentazione di rinchiuderci nelle nostre chiese, consolatoria forse, ma che ci renderebbe ininfluenti di fronte al mondo”. “Chi è l’uomo europeo cui oggi ci rivolgiamo? Crede ancora? Avverte ancora l’esigenza di un Salvatore?”: questi, afferma il presidente del dicastero vaticano, gli interrogativi che occorre porsi. Non meno importante chiedersi se la Chiesa “parli ancora della salvezza”.
Mons. Fisichella rifiuta la diffusa definizione di “postmodernità” o di “epoca postcristiana”, e preferisce parlare di odierna “epoca di transizione” nella quale occorre riproporre il discorso della speranza, “e quindi dell’aldilà”, all’uomo “in crisi dopo la caduta dell’illusione di aver raggiunto l’età adulta e la piena autonomia”.