Una terra dimenticata

La situazione sull’isola di Lampedusa dopo gli sbarchi degli immigrati

Lampedusa – Qual è la situazione attuale a Lampedusa? Delle migliori, c’è una bellissima giornata di sole, il mare è calmo, gli sbarchi continuano ad avvenire. Queste le parole con cui don Stefano Nastasi, giovane parroco della comunità di Lampedusa, risponde alla nostra domanda su come sia, a poco più di una settimana dal primo sbarco, la situazione nella più grande isola delle Pelagie, la più piccola è Linosa che, fino ad oggi ha visto solo uno sbarco, ma per errore degli immigrati nel tenere la rotta. Lampedusa è un piccolo lembo di terra che dista 200 km dalle coste italiane e poco più di 100 km da quelle africane. Da quando il nord dell’Africa è in fiamme si è trasformata nel porto sicuro in cui approdano, in questo momento, i tunisini, ma nei prossimi giorni potrebbero aggiungersi i libici, i nuovi immigrati africani, che non approdano più in carrette di fortuna sulle coste lampedusane ma arrivano direttamente in porto con pescherecci sicuri che, da li a poco, potranno andare nel resto d’Europa per ricongiungersi con i loro parenti e cercare fortuna, lavoro e felicità.

 
E di questi giovani uomini ci parla don Stefano: “sono 1.200 all’interno dell’ex-Cie, Centro di prima accoglienza, ieri non ci sono stati voli e, se anche oggi non dovessero essercene, potrebbe essere un problema. La popolazione è stanca e preoccupata”. Delle preoccupazioni della popolazione se n’è parlato nella riunione con alcuni rappresentanti degli abitanti dell’isola ed il Sindaco di ritorno dal colloquio con il Ministro Maroni. “Nell’assemblea – ci racconta don Stefano – il Sindaco De Rubeis ha raccontato dell’incontro con il capo del Viminale, delle promesse fatte dal governo, di fare qualcosa per Lampedusa, di far defluire gli immigrati all’interno del Centro in pochi giorni. La gente, però, non crede a questa promessa. Gli immigrati non rimangono all’interno del Centro, girano per il paese e molti abitanti dell’isola cominciano ad avere timori per quanto concerne le loro condizioni igienico sanitarie. In particolare, si chiedono se le persone sbarcate sull’isola siano stati sottoposti a visite mediche per eliminare i rischi di malattie che potrebbero propagarsi. Questi timori, oltre che derivare da una stanchezza della popolazione rispetto a promesse andate a vuoto, sono anche conseguenza dello scollamento tra ciò che avviene all’interno del Centro e da chi lo gestisce con la popolazione che vive nel paese. Noi non sappiamo assolutamente nulla – continua don Stefano – di ciò che accade dentro. Più di una volta mi sono recato nel centro, il caos dei numeri di coloro che sono ospitati è sotto gli occhi di tutti: 800/900 i posti disponibili a fronte di 1.200 attualmente ospitate. Alcuni, non trovando riparo all’interno del Centro, dormono sotto le tettoie. L’idea che si ha qui è che questi immigrati non li vuole nessuno e li hanno scaricati addosso a noi”.
Parole dure quelle di don Stefano che sottolineano come la popolazione dell’isola si senta abbandonata da tutti, a partire dalle istituzioni: “Il Prefetto di Agrigento è venuto – racconta don Stefano –, ha incontrato il Sindaco, le istituzioni ma non ha incontrato la popolazione, la gente dell’isola che in questo momento ha bisogno di sentire la vicinanza delle istituzioni. L’amarezza che proviamo come abitanti di Lampedusa, come italiani – continua don Stefano – è il sentirci abbandonati. Nessuno vuole interessarsi a noi. Nessuno vuole accogliere, nei Centri dislocati nel resto del territorio, questa popolazione di immigrati. Li lasciano a Lampedusa non preoccupandosi delle condizioni in cui si trova a vivere la popolazione”. Ed è davvero difficile, per chi vive lontano dall’isola, capire cosa significhi quello che si sta vivendo. La popolazione di Lampedusa, che in inverno conta quasi 5 mila abitanti, si è ritrovata nei giorni scorsi a convivere con altrettanti nuovi arrivati. Non è mancanza di ospitalità o carità cristiana: sono stati, infatti, i lampedusani a dare ai primi immigrati giunti sull’isola il necessario per vivere nei giorni successivi agli sbarchi. È il sentirsi abbandonati dalle istituzioni, sentirsi una terra dimenticata da tutti e da tutto. (Marilisa Della Monica – SIR)