Doposcuola parrocchiali: occasione di integrazione

Nella diocesi di Milano sono 267, li frequentano circa 7 mila ragazzi, più del 40% dei quali stranieri. Una ricerca presentata in un convegno a Milano.

Milano – Un censimento dei doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano. È quello realizzato dalla Caritas ambrosiana (www.chiesadimilano.it). I dati fanno emergere come si tratti di un servizio davvero importante per tanti bambini e famiglie. I doposcuola parrocchiali sono 267, diffusi capillarmente su tutto il territorio diocesano (in media una parrocchia su quattro), con una concentrazione maggiore nelle zone pastorali di Milano (82), Rho (43), Varese (40). Sono esperienze in buona parte consolidate (oltre la metà ha più di 5 anni) nate per iniziativa diretta del parroco (46,6%) o di un gruppo di volontari (49,2%) e sono ospitati negli spazi messi a disposizione dalla parrocchia, prevalentemente negli oratori. Li frequentano circa 7 mila ragazzi (dato stimato) della scuola primaria (ex elementari), della scuola secondaria di primo e di secondo grado (le vecchie scuole media e superiore): la fascia di età più seguita è quella compresa tra gli 11 e i 14 anni. Gli utenti del doposcuola sono più del 40% d’origine immigrata, percentuale che supera il 50% a Milano e nella zona pastorale di Lecco. Nella maggior parte dei casi il doposcuola è aperto due giorni a settimana e l’attività centrale consiste nello svolgimento dei compiti.

 
Per Matteo Zappa, responsabile dell’area minori della Caritas ambrosiana, “i doposcuola parrocchiali sono frequentati da ragazzi che, per ragioni molto diverse tra loro, fanno fatica a stare a scuola e hanno difficoltà di rendimento e dunque uno spazio extrascolastico per colmare questo gap e motivarsi allo studio, al senso e all’importanza che un successo scolastico e formativo possa avere in un percorso di crescita di un ragazzo”. Gli operatori coinvolti nei doposcuola parrocchiali sono quasi tutti volontari. La ricerca ne stima 4.500. Si tratta soprattutto di donne (71%). Il 37% dei volontari ha meno di 30 anni: sono in genere gli adolescenti che frequentano l’oratorio, in alcuni casi studenti delle superiori e universitari. I ragazzi arrivano ai doposcuola inviati dalle famiglie. Ma capita anche che sia l’insegnante o l’assistente sociale a indirizzare a questo servizio l’alunno o lo studente in difficoltà. In 44 casi i ricercatori hanno potuto accertare la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra scuola e doposcuola. I doposcuola parrocchiali, commenta don Roberto Davanzo, Direttore di Caritas ambrosiana, sono “una palestra d’integrazione, dal momento che nonostante non siano e non vogliano essere un servizio scolastico integrativo per gli stranieri, sono di fatto frequentati da una quota consistente, che in alcuni contesti come Milano diventa maggioritaria, di stranieri”.