La presenza dei Rom nell’Europa orientale

Il CCEE e la KEK stanno per avviare un processo comune di riflessione sulla situazione dei Rom provenienti dai paesi membri dell’UE

Belgrado – Il CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee) e la KEK (Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese Europee) stanno per avviare un processo comune di riflessione sulla situazione dei Roma provenienti dai paesi membri dell’UE (Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria), dove essi costituiscono minoranze particolarmente consistenti. Questo processo – si legge in una nota diffusa oggi al termine v del loro incontro svoltosi a Belgrado e che ha avuto come tema “Identità nazionale e integrazione europea: Il contributo dei cristiani” – sarà accompagnato da esperti e sarà volto a “promuovere iniziative concrete che permettono, da una parte, una loro migliore integrazione nel loro paese di origine e, dall’altra, di modificare l’erronea percezione che troppo spesso si ha di essi in Europa”.
Ascoltando i vari contributi presentati, impostati in modo da riuscire a comprendere meglio la situazione dell’Europa di oggi, è emersa la convinzione – si legge nel comunicato finale – che ogni essere umano è “dotato di una dignità non negoziabile. Tale dignità gli deriva dall’essere stato creato a immagine di Dio, che è essa stessa una comunione di Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Pertanto, la persona umana non è limitata alla dimensione individuale ma partecipa anche intrinsecamente della dimensione sociale. Il fatto di appartenere a una famiglia, a una nazione o a molti altri tipi di comunità fa parte dell’identità di ogni persona. Anche se ogni persona è unica, nessuno può realizzare pienamente la propria chiamata senza avere un rapporto con gli altri”.