Nuovo sbarco a Lampedusa

Il Sindaco: tutti via in 10 giorni

Lampedusa – La tregua è stata rotta. È durata solo quattro giorni. C’è stato un nuovo sbarco a Lampedusa, ieri sera. Una imbarcazione di una decina di metri, con a bordo una ventina di tunisini, così si sono dichiarati gli immigrati , che era stata segnalata nel pomeriggio al largo di Lampedusa è stata “agganciata” da due motovedette della Guardia Costiera a 12 miglia dall’isola prima di essere scortata nel porto.

 
È accaduto al tramonto di un’altra giornata che parecchi tunisini da più di una settimana già sull’isola hanno trascorso vagabondando per le strade e i bar, nell’attesa di poter scavalcare le invisibili mura di quest’isola, e così raggiungere la terraferma. Un gruppo di loro, poche ore prima del nuovo sbarco, era seduto sullo scoglio di Cala Guitgia, all’imboccatura del Porto di Lampedusa, e scrutava con avida curiosità la nave cisterna “Ievoli sky”. La loro attenzione era catturata dalle funi che tengono la nave agganciata allo scalo, mentre tre enormi tubi gialli che galleggiano a pelo di mare, distribuivano l’acqua potabile per gli abitanti dell’ultimo lembo di roccia d’Italia affacciato sulle coste d’Africa. Non è stato necessario chiedere a quei giovani che cosa cercano da una settimana, bloccati qui. Stava scritto nei loro sguardi, così anche su quelli dei 1.740 tunisini ancora alloggiati o accampati nel Centro di prima accoglienza, da 850 posti letto: andare via, magari anche nascosti in qualche pertugio della nave cisterna.
Partire, insomma. In tutti i modi. Perché l’attesa si sta facendo troppo lunga e stanca. I soldi che avevano portato nella fuga dalla Tunisia stanno finendo o sono già stati esauriti in caffè, sigarette, telefonate a casa, cibo e vestiti. E mentre c’è già chi chiede denaro per le strade, e qualche piccolo furto viene denunciato dagli isolani, i lampedusani cominciano a dirsi in ansia “se la pressione umana sull’isola non viene decongestionata più che presto”. Soprattutto se tra i 1.800 circa si dovesse diffondere la notizia di un loro rimpatrio forzato. “La situazione resta potenzialmente esplosiva”, continua a ripetere il sindaco di Lampedusa, Bernardino de Rubeis, che ieri a Roma ha ricevuto l’assicurazione da parte del Ministro dell’Interno che la situazione verrà risolta. “Il Ministro Maroni mi ha assicurato che mercoledì inizieranno a trasferire nel centro di Catania, quello di Mineo, tutti gli immigrati rifugiati politici che sono presenti all’interno dei Cara (i Centri accoglienza richiedenti asilo) che potranno dunque dare ospitalità agli immigrati tunisini”. Intanto, nella giornata di ieri, uno gruppo di 200 immigrati , tra cui trenta minori, chi imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle, chi in aereo, sono stati trasferiti in altri centri sparsi in Italia.
Il Sindaco De Rubeis conferma che il ponte aereo non si ferma: “Il Ministro Maroni mi ha detto che in una decina di giorni gli immigrati che si trovano nel territorio verranno trasferiti. Con l’arrivo della bonaccia – ha sostenuto però De Rubeis – potranno esserci altri arrivi sull’isola”. Quello che è avvenuto ieri sera. E, anche in seguito a questa ipotesi, il sindaco ha detto di aver discusso con Maroni anche la necessità “dell’apertura della struttura che si trova a Capo Ponente, la vecchia base Loran, con 300 mila metri quadrati di terreno. Una soluzione per evitare che gli immigrati possano girare nelle strade di Lampedusa come sta avvenendo in questi giorni”. Nel Centro di accoglienza, con i cancelli aperti, “la situazione è tranquilla, gli immigrati tunisini presenti, 1.740 in tutto, aspettano il loro turno di partenza”, racconta l’Amministratore delegato di “Lampedusa accoglienza”, Cono Galipò: “Considerate le difficoltà e le condizioni di emergenza, la situazione è abbastanza tranquilla”. Alla domanda di voci su una protesta tunisina che vorrebbe l’inizio di uno sciopero della fame per accelerare i trasferimenti, Galipò dice: “Non ci risulta, tutti gli immigrati hanno fatto regolarmente colazione”. “Gli immigrati che si trovano sull’isola, aggiunge il Sindaco, sono sereni e consapevoli. Ma in queste ore non mi preoccupano tanto gli extracomunitari, quanto la protesta dei pescatori per il ‘caro gasolio’: se non ci sarà un abbattimento del prezzo faranno lo sciopero generale”. Da venti giorni i pescatori lampedusani hanno restituito le licenze di pesca, comprese le tessere elettorali, e se entro oggi a mezzogiorno non avranno più di una certezza sulle loro rivendicazioni, che comprendono anche tutta una serie di altre antiche emergenze che affliggono la vita sull’isola, minacciano il blocco di Lampedusa, compreso porto e aeroporto. “Se quando torno a Lampedusa senza portare delle risposte risolutive scenderanno in piazza e allora potrebbe esserci davvero emergenza”, sottolinea De Rubeis. (C. MONICI – Avvenire)