Il dovere cristiano dell’accoglienza

Vescovi e responsabili ecclesiali sull’ondata migratoria verso l’Italia

ROMA – I doveri dell’accoglienza e della solidarietà: lo sottolineano vescovi, responsabili ecclesiali, rappresentanti di istituzioni caritative, commentando il dramma dei ripetuti sbarchi, nell’isola siciliana di Lampedusa, di immigrati e profughi in gran parte provenienti dalle coste nordafricane.
“C’è un dovere riconosciuto con accordi internazionali di accogliere i rifugiati che fuggono da condizioni di ingiustizia e di oppressione”, e a questo dovere “nessun Paese può legittimamente sottrarsi”, si legge nella “Lettera alle comunità cristiane della diocesi di Brescia sulla pastorale per gli immigrati” scritta dal Vescovo Luciano Monari e datata 15 febbraio 2011. Nel documento, intitolato Stranieri, ospiti, cittadini, si afferma che, in materia di immigrazione, bisogna rifuggire da ogni massimalismo e posizione preconcetta, in un senso o nell’altro, e che esiste un dovere di solidarietà, di non rifiutare l’aiuto a chi vive situazioni di povertà. “I beni della terra sono di tutti – spiega monsignor Monari – e debbono servire per il sostentamento di tutti. Chi (come noi) ha ricevuto in eredità una condizione privilegiata deve rendere grazie a Dio ma deve, nello stesso tempo, sentire e vivere la responsabilità verso chi è stato meno fortunato”.
 
Inoltre, si legge ancora nella Lettera, “del lavoro degli immigrati abbiamo bisogno: molti nostri anziani vivono decentemente la vecchiaia per l’assistenza di tante badanti; molti posti dell’industria e dell’agricoltura sono coperti da immigrati; molti servizi vitali dipendono da loro. Rifiutare tutti gli immigrati significherebbe un abbassamento drastico del nostro stesso tenore di vita”. Quindi, conclude il presule, “chi lavora presso di noi e contribuisce in questo modo al nostro benessere ha il diritto di vedere riconosciuta la propria attività e di essere messo in regola”.
Anche il vescovo di Lodi, Giuseppe Merisi, Presidente della Commissione Episcopale per il Servizio della Carità e la Salute, ha invitato a guardare alla nuova “emergenza” degli immigrati in arrivo dalle coste del Nord Africa attraverso i valori “dell’accoglienza e della solidarietà”, da applicare nel quadro della “legalità”. Il presule, intervenuto alla presentazione dell’audiolibro dedicato a monsignor Luigi Di Liegro, ha proposto l’esempio del fondatore della Caritas diocesana di Roma, che di quei valori fu grande testimone: “Non tocca a noi trovare le soluzioni pratiche, che sono di competenza delle istituzioni della società civile”, ha detto il vescovo Merisi, ma occorre adoperare “quelle caratteristiche di attenzione e di dedizione, ciascuno nella sua competenza e nel suo spazio”, per “offrire la prospettiva di disponibilità ad aiutare”.
Sull’argomento è inoltre intervenuto il sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, ribadendo all’Adnkronos come il fenomeno migratorio sia “strutturale”, anche se, nella situazione attuale, esista un problema umanitario. Di fronte al fenomeno migratorio, ha aggiunto padre Bentoglio, “la nostra preoccupazione non è mai calata né è mai calata l’attenzione». E il Sottosegretario insiste su un punto: “Non siamo di fronte a emergenze ma a situazioni che richiedono attenzione alla persona umana. Non si tratta di numeri ma di persone”.
E mentre la Fondazione Migrantes invita l’Italia a trasformare l’ospitalità in una “rete nazionale di accoglienza strutturata”, con percorsi di incontro, tutela e formazione, in una dichiarazione all’Agenzia Fides, il Vescovo di Tunisi, Maroun Elias Lahham, ha spiegato che “la strada per arrestare i flussi incontrollati di migranti passa attraverso la collaborazione tra Europa e Paesi del Maghreb”, aiutando questi ultimi a essere protagonisti del loro sviluppo. (Osservatore Romano, 16 febbraio)