Reggio, vento d’Oriente in Piazza Italia

La visita del Vescovo Ortodosso Romeno residente in Italia Mons. Siluan Span

Reggio Calabria – Grande evento quello che si è realizzato a Reggio nei giorni scorsi, tanto importante da suscitare l’interesse e la curiosità della Radio Televisione Romena che immediatamente si è messa in contatto con il Vescovo Ortodosso Romeno residente in Italia Mons. Siluan Span per avere la sua opinione sull’avvenimento e una intervista in diretta.

 
La visita era iniziata fin dal mattino con un ampio, fraterno scambio di vedute tra Mons. Span e l’Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova Mons. Vittorio Mondello circa la situazione dei Romeni in mezzo a noi e la cura pastorale degli stessi, affidata fino ad ora a P. Virgil Voicu. Ringraziando l’Arcivescovo per la sollecitudine dimostrata da lui e da tutta la collettività cattolica verso i fratelli Ortodossi, cui è stata da anni ormai – per gentile concessione della Fondazione La Provvidenza – messa a disposizione per il culto la chiesa di San Gaetano in via Aschenez, Mons. Siluan gli ha anche comunicato che per improvvise ed improrogabili necessità familiari P. Virgil è costretto a rientrare in Romania. La comunità romena non verrà però lasciata sola: è già arrivato Padre Costantin, e sua moglie – che già lavora in Italia da un anno – gli farà da interprete finché lui stesso non avrà imparato la nostra lingua.
All’ora del pranzo, colazione di lavoro insieme ai Padri Scalabriniani, che seguono la vita spirituale dei fratelli immigrati; è stato un po’ un ritrovarsi fra amici poiché P. Bruno Mioli, il Direttore Diocesano Migrantes, aveva già più volte incontrato Mons. Siluan Span nei lunghi anni di impegno presso la Conferenza Episcopale Italiana come Direttore Nazionale del Settore Immigrati della Fondazione Migrantes. Tra un discorso e l’altro, un ricordo ed un progetto, un richiamo ed un elogio, hanno anche trovato il tempo per mangiare!
Nel pomeriggio l’incontro principale con la Città nel salone della Provincia messo gentilmente a disposizione dalla sensibilità della Dottoressa Tina Tripodi, Vice Presidente del Consiglio Provinciale. Tripodi ci ha accolti con affabilità ed amicizia, esternando il suo desiderio – che è pienamente condiviso – che le prossime elezioni comunali siano guidate da una buona politica, che metta al centro l’uomo pensando ai bisogni della gente semplice, ed ha augurato che la visita di Mons. Siluan possa aiutare tutti i reggini ad assumere un atteggiamento differente verso ogni straniero, che è semplicemente un fratello. Ha anche confessato, con semplicità ed umiltà, di non avere la forza di restare lì tutta la serata poiché in chemioterapia: la affidiamo al Signore, che sollevi il suo dolore e la aiuti a fare della sua sofferenza uno strumento di buona politica per la nostra città e tutta la Provincia.
Ha quindi preso la parola Mons. Mondello sottolineando come l’anelito che la comunione fra le Chiese giunga a pienezza sia nel cuore di ogni cristiano, e come questa testimonianza di comunione sia oltremodo necessaria oggi per rispondere alle sfide della scristianizzazione e della cristianofobia. P. Mioli ha fatto un ampio excursus sulle tappe migratorie del popolo romeno in Italia, ed anche – lo sapevate? – sulle migrazioni dall’Italia alla Romania, sull’importanza di saper leggere il fenomeno migratorio come segno di Dio, che apre nuove vie per l’ecumenismo dando a tutti la possibilità di conoscere da vicino i fratelli Ortodossi (e non solo) e di entrare in rapporto personale con loro. Di praticare, cioè, l’ecumenismo della carità e dell’amore, che progredisce molto più velocemente dei dialoghi teologici.
Ha dato anche delle stime sulla presenza dei Romeni in mezzo a noi: se ne calcolano 25mila in tutta la Regione, 7/8mila nella provincia di Reggio Calabria. Ha poi fatto memoria dell’Assemblea Ecumenica svoltasi nel settembre 2007 in Romania a Sibiu, luogo di origine di Mons. Siluan, proprio nei giorni del decesso del suo papà. È stato un ricordo toccante, poiché tutta la delegazione italiana si era stretta commossa accanto al figlio vescovo, e Mons. Siluan nei ringraziamenti a Don Nino Pangallo, Direttore dell’Ufficio per il dialogo ecumenico della diocesi, ha sottolineato quanto questo gesto si sia impresso indelebilmente nel suo cuore e gli sia guida nella fraternità dei rapporti con la Chiesa italiana.
Ha quindi preso lui stesso la parola ringraziando per l’invito e mettendo subito in luce la particolarità della giornata: egli infatti è venuto altre volte a Reggio Calabria per esigenze della sua comunità, ma questa volta è stato invitato a parlare pubblicamente in una Istituzione civile. Questo fa la differenza, ed una differenza notevole. E se l’uditorio non è stato troppo numeroso (70/90 persone) era altamente qualificato: numerose suore (che seguono i bambini ortodossi nelle nostre scuole dell’infanzia e parrocchie cattoliche) guidate dalla Segretaria USMI, alcuni Diaconi permanenti, i giovani dello Studentato Francescano, i rappresentanti dei maggiori Movimenti ecclesiali, studenti dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, gente comune che ha un quotidiano rapporto con una badante. Pochi ma buoni, dice il proverbio: pochi ma segno evidente che l’interesse verso il popolo romeno sta conquistando i nostri cuori.
Il discorso di Mons. Siluan sarebbe stato tutto da ascoltare, anzi da vedere perché il suo volto umile, sorridente e a volte anche sofferente, ha espresso in certi momenti molto più delle parole la sua gratitudine e il dispiacere, la passione per le tragedie che l’emigrazione provoca nel suo popolo, specialmente nei bambini e negli adolescenti che crescono praticamente senza i loro genitori.
All’arrivo a Reggio Calabria già la prima volta ha detto di essersi trovato subito a casa, per il passato bizantino della nostra terra, ancora molto vivo nelle tradizioni popolari e nell’animus di tante persone, nell’amore ai nostri Santi bizantini che sono anche i loro Santi.
Ha inquadrato anche lui l’emigrazione come fatto provvidenziale per il comune cammino di fede, poiché cristiani che prima si ignoravano ora si incontrano e si tendono scambievolmente la mano: questo è l’avvento, silenzioso e inarrestabile, del Regno di Dio fra di noi.
Ha piena coscienza Mons. Siluan del lavoro immane che a lui compete come guida spirituale di tutti i romeni in Italia, ed è altamente riconoscente alla paterna corresponsabilità assunta dalla Chiesa italiana in questo servizio: attende anche lui il giorno in cui la Chiesa Romena potrà passare dallo stato di “assistiti” a quello almeno di “collaboratori” nella conduzione del proprio cammino di fede, ma sa che quel giorno è ancora lontano. Sa che dovrebbe poter moltiplicare luoghi di incontro e pastori per la sua gente, perché per ora solo circa un 5% frequenta regolarmente, soprattutto là dove possono ritrovarsi “a casa” con Celebrazioni in lingua materna, con un’iconostasi degna (anche se mobile) che fa assaporare il gusto delle Divine Liturgie vissute da bambini nella propria terra e fa’ riscoprire la fede, l’importanza della fede come motore della vita e della serenità quotidiana. Sì, perché la maggior parte degli immigrati romeni sono di quella fascia di età che non ha avuto modo di essere educata cristianamente in Patria, a causa del Regime prima, e delle difficoltà di riorganizzazione del Culto subito dopo la caduta di esso. Qui sono in tanti a riavvicinarsi e ad impegnarsi per l’educazione cristiana dei loro figlioli (9.300 battesimi in un anno!) e la riscoperta della fede paterna li aiuta nella ricostruzione della propria identità – cristiana, ortodossa, romena – quell’identità ereditata dai propri padri e che costituisce il legame con la madrepatria e con i propri familiari laggiù.
La Madre Chiesa vuole venire incontro a queste anime! Questo l’accorato desiderio del Pastore, pienamente cosciente dell’esiguità delle sue forze rispetto ai bisogni ma altresì pienamente fiducioso nella Provvidenza del Padre e dei cattolici italiani.
Mons. Siluan è poi passato ad illustrare alcuni dei drammi che l’emigrazione provoca fra la sua gente, innanzitutto la disgregazione delle famiglie, l’altissimo numero di divorzi, le doppie e triple pseudo-famiglie, di qua e di là, per un coniuge e per l’altro, ed il totale abbandono a se stessi dei figli (anche quando sono ufficialmente affidati a nonni o parenti o amici) che provoca inquietudini e solitudini tali da condurli, spesso purtroppo, fino al suicidio (il numero di suicidi in età adolescenziale in Romania è altissimo).
Non nasconde Mons. Siluan i lati negativi della sua gente, non teme di parlare degli episodi di criminalità in cui sono coinvolti dei romeni, ma chiede ancora con forza – come ha fatto lo scorso anno scrivendo persino al Presidente del Consiglio ed al Presidente della Repubblica in occasione di ripetuti fatti criminosi – che non sia tutto un popolo onesto di seri lavoratori a pagare a causa di pochi delinquenti. E sottolinea l’amore e la dedizione con cui le badanti romene si occupano dei nostri anziani, evidenzia il dramma di tanti in carcere, soprattutto donne, in attesa – da tempo immemorabile – di processo per fatti che loro dicono di non aver commesso, o che hanno commesso per legittima difesa dall’uomo che voleva abusarne. Ma sono povera gente, che non conta e non sa, né può difendersi (i bravi e seri avvocati costano!), e per questo deve attendere tempi lunghissimi separata dagli affetti familiari.
Si è fatto tardi ad ascoltare il cuore paterno del Pastore che confida le sue angosce e preoccupazioni, si sarebbe voluto non terminare mai ma era giunto il tempo di trasferirsi alla chiesetta di via Aschenez, ove i rappresentanti della comunità romena, venuti anche dalle provincie vicine, attendevano per salutare il loro Vescovo e per la comune preghiera: salmi, inni e cantici spirituali, in italiano soprattutto per dovere di ospitalità verso i numerosi italiani presenti, e canti in romeno per la gioia dei fedeli romeni. Mons. Siluan ha ancora una volta ringraziato Mons. Mondello e quanti si adoperano a livello ecclesiale in favore del suo popolo e ha avuto parole particolari di amicizia e gratitudine per il Dott. Tortorella, Presidente della Fondazione La Provvidenza proprietaria dell’immobile ove è la chiesa (utilizzata dai romeni non solo per il culto ma anche come unico ambiente ove possano riunirsi), ed ha donato a ciascuno una bella icona.
Dopo la preghiera, un’ultima tappa nei locali parrocchiali di San Giorgio Extra per una cena fredda preparata con maestria ed abbondanza dalle signore della Parrocchia, condita con ancora un dialogo spontaneo e fraterno che non avrebbe voluto mai terminare.
Un’ultima nota: i Vescovi delle Chiese Orientali (gli Ortodossi, ma anche i Cattolici Bizantini) al posto della Croce pettorale portano un Medaglione con l’effige della Vergine Maria (la Theotocos, l’Odigitria, la Dieresis, la Madre della Tenerezza …). Anche il popolo reggino (compresi i miscredenti!) porta iscritto sul proprio cuore un medaglione mariano, la Madonna della Consolazione, nostra Patrona. Consegniamo allora virtualmente a Mons Siluan questa effige per il suo Medaglione affinché sia la Vergine della Consolazione a guidarlo nel suo Ministero e a condurre i nostri passi sulla via di una fratellanza sempre più profonda e concreta, sulla via dell’unità nella ricchezza delle nostre diversità. E alla Madre affidiamo anche Padre Costantin Prisacariu, il nuovo Parroco romeno ortodosso della nostra provincia. (Avvenire di Calabria)