“Recuperare le case dismesse e assegnarle”

Un’ indagine conoscitiva sul patrimonio abitativo pubblico dismesso

Roma – U n’indagine conoscitiva sul patrimonio abitativo pubblico dismesso. La regolarizzazione delle attività di raccolta di materiale da riciclare assieme all’apertura di mercatini dell’usato. Casa e lavoro, insomma, per voltare pagina sulla politica dei campi sosta, ghettizzante per i Rom e dispendiosa per le casse pubbliche. L’Opera Nomadi indica “proposte concrete” per un processo di integrazione sociale dei Rom.

 
Massimo Converso, Presidente dell’Opera Nomadi, da trent’anni vicino al mondo Rom , accusa il Campidoglio di affrontare il problema senza conoscerlo. “L’unica linea ragionevole da seguire – dice Converso – è quello che fanno da anni i Rom bulgari a Foggia o a Catania, gli iugoslavi, i kosovari e ora anche molti romeni: cercare case in affitto”. Per l’associazione i campi “non li vuole nessuno: la gente, i politici per motivi elettorali, i Rom perché sono ghetti isolati lontani dalla città. Non sono più nomadi: il socialismo reale dell’est li ha sedentarizzati. Da quattro generazioni hanno tutti case, più o meno modeste, ma in muratura, che non vanno a fuoco e non gelano”. La soluzione non va trovata a Roma, città già colpita dall’emergenza abitativa e dagli sfratti: “Nelle province del Lazio c’è un patrimonio di case cantoniere, caselli ferroviari, edilizia pubblica da valorizzare. Serve un’indagine conoscitiva nel viterbese, nel reatino, dove ci sono migliaia di edifici abbandonati, anche privati”. Per Massimo Converso “è grottesco e demagogico creare campi attrezzati, controllati da 30 telecamere come a Via di Salone, con i metronotte 24 ore su 24. Lì sono costretti a convivere sei gruppi diversi che non hanno mai vissuto assieme: serbi, romeni, ortodossi e musulmani. Sono convivenze rischiose. E si spreca denaro pubblico”.
Un esempio positivo? Il Villaggio della Speranza a Padova, dove qualche anno fa il Comune ha permesso ai Rom l’auto-costruzione di 11 casette in un terreno degradato: “I Rom hanno seguito le indicazioni degli uffici tecnici comunali e il comune ha risparmiato il 60%”. L’Opera Nomadi non intende “fare guerra né al Prefetto Pecoraro né al Sindaco Alemanno, che non è l’uomo nero e il fascista che qualcuno dipinge, perché gli sgomberi, a dirla tutta, li ha avviati Veltroni”. Il problema, dice, è che il Campidoglio si rivolge a chi non conosce questo mondo: “Il delegato del Sindaco, Najo Adzonic, è un giovanotto simpatico ma senza competenze”. E per pagare l’affitto? “Bisogna legalizzare i mestieri di raccolta di materiale ferroso e di mobili vecchi, riaprire lo sportello lavoro. Attuiamo il piano di Marco Daniele Clarke, Presidente dell’Ama, ex missino, amico dei Rom. I soldi? Basterebbero quelli spesi in una settimana per i vigilantes”. (L.Liv.- Avvenire)