Presentata indagine conoscitiva sul popolo nomade in Italia

Per la prima volta da una commissione parlamentare

Roma – Per la prima volta in Italia il Parlamento ha svolto una indagine conoscitiva sulla condizione dei rom e dei sinti e delle altre popolazioni nomadi nel nostro Paese. Ad avviarla e realizzarla la commissione straordinaria del Senato per i Diritti umani. Dopo un anno e mezzo – i lavori infatti sono iniziati nell’ottobre 2009 – oggi è stata presentata. La conclusione dell’indagine permette di formulare alcune considerazioni e di avanzare alcune proposte e ipotesi di lavoro da sottoporre al dibattito politico e istituzionale.
“Come è stato più volte ripetuto l’obbiettivo del lavoro – si legge nella relazione – non era e non è quello di sciogliere le diverse posizioni politiche presenti su questo difficile argomento ma piuttosto di offrire alla discussione parlamentare una base di conoscenza condivisa che renda possibile un confronto più costruttivo”.
“Naturalmente la scelta di conoscere, in questo caso più che in altri, è di per sé una scelta politica”, scrivono i membri della commissione nella presentazione: “e non solo perché si tratta di rompere un circolo vizioso, una spirale nella quale ignoranza e pregiudizio si alimentano reciprocamente, ma perché la conoscenza porta alla luce degli spaccati sociali e delle condizioni di vita così drammatiche che possono essere tollerate solo se si decide di non guardarle, se si gira la testa dall’altra parte quando si incontra un bambino mendicante o si passa davanti a uno dei campi che costeggiano le periferie di tante nostre città”.
Decidere di rompere questo “velo di ignoranza, decidere di conoscere e di sapere è il punto di partenza senza il quale nessuna politica può essere costruita”: per questo è “necessario un progetto nazionale che parta dai numerosi punti di osservazione presenti nel territorio, renda omogenei i metodi di ricerca e di raccolta di dati e di informazioni, proceda alla loro sistematica elaborazione, li integri con indagini quantitative e con ricerche qualitative appropriate e costruisca per questa via una banca dati nazionale attendibile. Questo progetto non è possibile senza il dialogo, il coinvolgimento, la diretta partecipazione dei diretti interessati”.
La “mancanza di una strategia nazionale” su questo tema – si legge ancora – “limita o impedisce l’utilizzazione di quelle stesse risorse europee che sono a disposizione di politiche di integrazione”.
La commissione sollecita un progetto nazionale che “renda omogenei i metodi di ricerca e di raccolta di dati e di informazioni, proceda alla loro sistematica elaborazione, li integri con indagini quantitative e con ricerche qualitative appropriate e costruisca per questa via una banca dati nazionale attendibile”. Proponendo un piano nazionale, la commissione parla di “nociva illusione che siano possibili su una questione come questa soluzioni univoche e omogenee”. Al contrario, occorrono “risposte pragmatiche, differenziate, concrete” che implicano “la responsabilità diretta delle istituzioni locali”. Si propone, dunque, di costituire una task force nazionale al servizio delle istituzioni locali, delle organizzazioni non governative, delle rappresentanze dei nomadi, per aiutare a passare dalle idee alla realizzazione dei progetti, ricordando che in tale direzione si muovono molti Paesi europei.
Molti i temi trattati nelle oltre 100 pagine di relazione. Tra questi lo status giuridico dei nomadi. La commissione fa particolare riferimento al “riconoscimento della cittadinanza per i minori, nati e cresciuti in Italia, per i quali una soluzione si impone allo stesso modo che per le altre centinaia di migliaia di bambini e adolescenti nella stessa condizione nella vasta realtà della nostra immigrazione”.
Tra l richieste l’inserimento del genocidio dei rom tra quelli che vengono ricordati ogni anno il 27 gennaio nel Giorno della Memoria e la riapertura del capitolo della legge 482 del 1999 che riconosce le minoranze linguistiche italiane, per includervi i rom e la loro lingua, il romanès.