Morte atroce ed umanamente inaccettabile

Il card. Vallini alla preghiera per la morte dei quattro bambini rom

Roma – “La circostanza che ci vede riuniti è tra le più tragiche e dolorose della vita: la morte atroce e umanamente inaccettabile di quattro bambini innocenti, la cui unica sfortuna è stata quella di essere nati poveri e immigrati”. Con queste parole il card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la Città di Roma, ha iniziato la sua omelia nella Basilica di Santa Maria in Trastevere nel corso della preghiera per ricordare la morte di Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul, i quatto bambini rom uccisi dall’incendio della loro baracca domenica sera mentre dormivano. “Se dinanzi al mistero della morte si rimane sgomenti, perché – qualunque sia la forma con cui ci ferisce – la morte rende enigmatico e penoso il nostro destino di creature che anelano alla vita e alla gioia – ha detto il porporato – oggi il nostro sgomento sembra quasi superare la capacità di sopportazione, guardando a questi bambini ghermiti improvvisamente da una sorte crudele”.  La loro morte – ha poi aggiunto il card. Vallini – “è come un macigno che ci pesa sul cuore e ci invita ad un grave esame di coscienza, ciascuno per la sua parte di responsabilità”.
“Viviamo – ha sottolineato poi – in una società complessa, segnata da visioni culturali e modi di pensare molto diversi, spesso contrapposti, e nella grande città crescono l’anonimato, l’indifferenza, la non curanza e talvolta il disprezzo verso chi non la pensa come noi o viene a disturbare la nostra vita tranquilla e i nostri interessi. Anche l’egoismo fa la sua parte, rendendoci lontani, spesso insensibili verso chi sta male e manca di tutto”. Parlando poi dei fenomeni migratori di questi ultimi anni, ha detto che “la presenza degli immigrati pone nuovi problemi che non possiamo eludere né semplificare: sarebbe un errore umano gravissimo affrontare con superficialità ciò che è invece complesso e richiede per essere risolto efficacemente tempo, pazienza e lungimiranza”.
“Dinanzi a questo fenomeno – ha proseguito il cardinale Vallini – è necessaria anzitutto una conversione personale e comunitaria del cuore, che ci faccia guardare la realtà con gli occhi della verità: non dimentichiamo che abbiamo davanti uomini e donne come noi, bambini come i nostri figli, fratelli nostri, che valgono non per quello che hanno o possiedono ma per quello che sono, persone umane”.
Per il cardinale ancor prima di soluzioni politiche e normative è necessaria una “visione dell’uomo e della società che diventi cultura diffusa, ispirata dal rispetto per ogni uomo, perché è uomo, una cultura aperta all’accoglienza e alla solidarietà, nella legalità, per una integrazione sociale degna di una società progredita”.
“Accogliere il povero, l’immigrato vuol dire – ha sottolineato -considerarlo uno di casa nostra, uno come noi, donargli il nostro tempo, fargli spazio nelle nostre amicizie, provvedere a lui anche con leggi giuste. Significa, inoltre, dargli cordialmente una mano per superare l’emarginazione in cui spesso si trova a vivere, testimoniandogli che Dio è amore e Padre di tutti e ci comanda di rispettare e promuovere l’inviolabile dignità di ogni persona umana”. Il Vicario del Papa ha poi sottolineato che non va dimenticato che essi sono di “grande aiuto alla vita della comunità civile, nella quale svolgono molto spesso lavori umili e faticosi e offrono un prezioso contributo alla stessa economia del nostro paese. In questa logica non parleremo più di assistenzialismo, ma di impegno per la giustizia e la solidarietà”.
Queste tragedie – ha concluso – “ci fanno capire che molta strada resta da fare. Per costruire il bene comune e la pace sociale è necessario cooperare, attraverso politiche adeguate, a creare i presupposti per l’emancipazione e la liberazione dell’essere umano da ogni forma di emarginazione e dai meccanismi dell’esclusione sociale, perché venga dato per giustizia ciò che oggi forse diamo per carità”.