Una tragedia “insopportabile” la morte dei quattro bambini Rom avvenuta ieri sera a Roma

Una veglia di preghiera, mercoledì prossimo, per ricordare le piccole vittime

Roma – “Un’altra tragedia della povertà e dell’emarginazione”. Una “vergogna per la città di Roma e per il nostro Paese”. Così la comunità di Sant’Egidio parla della morte dei quattro bambini Rom uccisi da un incendio avvenuto ieri sera nella loro baracca. “Non si può, non si deve morire così. Come il piccolo Marius ad agosto. Come se non si fosse imparato niente. Quattro bambini bruciati vivi. Una famiglia già colpita dalle difficoltà, che ha subito trenta sgomberi in 10 anni. E’ una tragedia che chiede alla città di fermarsi”, si legge in una nota nella quale si invita ad una preghiera che si svolgerà nella Basilica di Santa Maria in Trastevere mercoledì prossimo alle ore 17,30.

 
I Rom nella Capitale e in Italia – si legge nella nota – hanno una speranza di vita alla nascita inferiore ai cinquant’anni, anche quando “non si muore bruciati e soffocati da bambini e sono una popolazione composta da ragazzini. Per i Rom non si sa fare l’unica cosa necessaria: un’abitazione dignitosa, vivibile e una conseguente, costante politica di inserimento scolastico”.
“Occorre fermarsi”, è il monito: “ci aspettiamo da parte dei responsabili e dall’opinione pubblica che si cambi anche il linguaggio. Non sono mai i poveri, chi vive ai limiti del minimo e della sopportazione, costretti da mille fattori, ad essere una minaccia al ‘decoro’. E’ la povertà e l’emarginazione che sono ‘indecorosi’. Occorre una ‘bonifica’ ma delle coscienze. Senza un clima di intolleranza diffuso diventa più semplice costruire soluzioni efficaci e durature”
La comunità di Sant’Egidio chiede alle amministrazioni locali e statali di iniziare una politica di “lungo periodo” per trovare “luoghi e modi di vita dignitosi per i Rom. Chiediamo di avviare un piano straordinario ed esemplare – anche con il sostegno dell’Unione Europea – per creare un modello su aree pubbliche o di aziende municipalizzate o di privati disponibili. Anche i Rom chiedono di abitare in casa”.
“Roma Capitale, nell’anno del 150 dell’unità d’Italia – conclude la nota – trovi le energie e l’intelligenza per accogliere una minoranza, composta perlopiù da bambini”.