Presentato a Bari il Rapporto Migrantes “Italiani nel Mondo”

Lo studio dedica un’intera sezione al fenomeno migratorio della Regione Puglia

Bari – Attualmente i pugliesi residenti all’estero sono oltre 313.000, secondo i dati ufficiali dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, istituita dal Ministero degli Interni, che registra solo i cittadini che dichiarano spontaneamente, ai sensi dell´ art. 6 della Legge 470/1988, di voler risiedere all´estero). Si calcola invece che il numero reale sia di gran lunga superiore se si considerano nel novero anche i tanti pugliesi emigrati non iscritti alla suddetta anagrafe.
E’ noto, infatti, che la storia dell’emigrazione pugliese odierna si arricchisce della “nuova” emigrazione fatta di giovani che lasciano la Puglia per completare e perfezionare la propria formazione, o per cercare un lavoro qualificato dopo anni di studio. Si calcola che circa il 45% dei ragazzi pugliesi che si laureano (sono 23.500 ogni anno) lascia la regione in modo presumibilmente definitivo.
E’ quanto è emerso ieri a Bari nel corso della presentazione della V edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes su  iniziativa del Servizio Pugliesi nel Mondo della Regione Puglia.
Per la regione Puglia, l’analisi dei flussi dei pugliesi all’estero diventa una traccia da seguire, per poter meglio programmare le future politiche regionali in questa materia.
Osservando nel dettaglio i paesi di destinazione si è rilevato che le prime due nazioni di residenza racchiudono più del 50% del totale dei pugliesi nel mondo. Nello specifico, la maggior parte dei pugliesi vive in Germania (97 mila) ed in Svizzera (66 mila); valori più bassi si rilevano in Francia (31 mila) e Belgio (24 mila).
L’Argentina, con 18 mila residenti, è risultata la prima nazione extra-europea con il maggior numero di pugliesi, seguita da Stati Uniti (13 mila) e Venezuela (10 mila).
Ad oggi, secondo i dati AIRE, si osserva che il 33,2% degli emigrati è originario della provincia di Bari, il 28,7% della provincia di Lecce ed il 20,3% della provincia di Foggia. Più basse, invece, le percentuali della provincia di Taranto e di quella di Brindisi.
Analizzando il dato per paese di residenza si scopre che del totale dei pugliesi residenti in Germania più del 70% proviene dalle province di Bari, Foggia e Lecce, mentre in Svizzera oltre il 67% dei pugliesi è di origine leccese e solo l’11% di origine barese. In Belgio e Francia si evidenzia, invece,
un trend simile a quello rilevato in Germania. Ben diversa, invece, la situazione dei residenti pugliesi in Argentina, Usa e Venezuela dove vi è una netta predominanza di pugliesi originari della provincia di Bari con percentuali superiori al 60% e di foggiani con una percentuale compresa tra l’8% del Venezuela ed il 18% dell’Argentina.
“In Italia – ha detto la curatrice del Rapporto Delfina Licata – i flussi con l’estero si sono ormai ridotti: un po’più di 50mila l’anno quelli in uscita, e un po’ di meno quelli di ritorno. Bisogna mettere in conto che le partenze, specialmente quelle dei giovani, inizialmente hanno un carattere di sperimentazione, per cui i protagonisti non provvedono alla cancellazione anagrafica presso il proprio Comune, con la riserva di formalizzarla solo quando la permanenza all’estero sia diventata stabile. La consistenza degli italiani all’estero si rafforza anche con le nuove nascite e con le acquisizioni di cittadinanza”.
A un osservatore attento – ha spiegato – non sfugge il fatto che la popolazione italiana abbia perso la propensione alla mobilità, oggi per lo più a carattere interno. Negli anni ’60, 300mila meridionali l’anno si trasferivano nel Centro-Nord e altrettanti si recavano all’estero. Tra il 1990 e il 2005, secondo uno studio della Banca d’Italia, 2 milioni di meridionali si sono trasferiti al Nord. Attualmente 120mila meridionali si spostano nelle regioni settentrionali e centrali, mentre circa 50mila persone si stabiliscono nelle regioni del Sud provenendo dalle altri parti d’Italia (in prevalenza, si tratta ancora di meridionali che rientrano dopo un’esperienza lavorativa).
Agli immigrati interni che si spostano stabilmente si aggiungono 136mila pendolari meridionali di lungo raggio, interessati alle maggiori opportunità lavorative del Centro-Nord, per lo più giovani, maschi e single, costretti a una scissione tra luogo del lavoro (per lo più a termine) e luogo di residenza (stabile). Inoltre, occorre considerare i pendolari (11.700) che si recano all’estero e i circa 45mila frontalieri che giornalmente si recano in Svizzera, nei cui confronti di recente si è riscontrato un atteggiamento meno accogliente.
Nel complesso, tra spostamenti interni e verso l’estero, in andata e in rientro, temporanei o di lungo raggio, italiani che vanno o che ritornano, si arriva a quasi 400mila spostamenti totali in uscita, 1 ogni 150 residenti.
“Il messaggio del Rapporto Italiani nel Mondo 2010 della Fondazione Migrantes – ha concluso Licata – è che l’emigrazione italiana non è una realtà morta: basta solo riscoprirla”.