Piccoli comuni accolgono – Vita di paese per 34 eritrei liberati dalle carceri libiche

Progetto di Connecting People: dare opportunità di integrazione a rifugiati in piccoli comuni italiani. A San Lupo, 800 abitanti in provincia di Benevento, tirocini di lavoro per un piccolo gruppo di rifugiati “pescati” dall’Unhcr
Sono 34 i rifugiati scappati dall’Eritrea e passati per le carceri libiche: alcuni di loro ci sono rimasti rinchiusi anche per tre anni, poi sono arrivati in Italia grazie a un programma dell’Unchr, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Ora provano a costruirsi una vita nuova, e soprattutto indipendente, a San Lupo, piccolo paese campano che ospita il progetto “Piccoli comuni, grande solidarietà”, gestito dal consorzio Connecting People in collaborazione con il consorzio di cooperative sociali Amistrade di Benevento.
“Si tratta – spiega Mourad Aissa, origine tunisina, in Italia dal 2001, oggi direttore del centro di San Lupo – di un progetto di resettlement, cioè di reinserimento, organizzato dalla Comunità europea insieme al ministero dell’Interno: per colpire le organizzazioni criminali che organizzano il traffico di esseri umani, una delegazione è andata a selezionare direttamente in Libia i rifugiati da destinare al reinserimento”. Una volta scelti, i 34 eritrei sono stati ospitati per un periodo nel Cara di Salina Grande, vicino Trapani, nell’attesa che a San Lupo (800 abitanti in provincia di Benevento) fosse tutto pronto: oggi abitano finalmente – tutti e 34 – in una struttura particolare messa a disposizione dal Comune del paesino campano. Si tratta di un’ex scuola, dove sono state attrezzate 11 stanze personali, più degli spazi in comune, come la lavanderia, la sala con la tv e la ludoteca per le sei bimbe che si trovano nel centro. “Due di loro neonate”, racconta Aissa, tunisino di 36 anni, arrivato in Italia dieci anni fa con una laurea in Fisica e Chimica.
Strutturato sul lungo periodo, il progetto è partito lo scorso aprile e dura due anni. Gli ospiti del centro devono imparare l’italiano, individuare un personale percorso di vita, capire e scegliere quello che vogliono fare, e poi cominciare a entrare nel mondo del lavoro, “un passaggio – osserva il direttore del centro – molto delicato, anche considerando che è un periodo difficile, complicato dalla crisi economica”. Per aiutarli, sono partiti una serie di tirocini formativi in alcune aziende locali: per il momento, si tratta di una falegnameria mobilificio, una ditta che fa impianti elettrici, un albergo, un supermercato in fase di apertura. Nella prima fase del progetto la popolazione locale e i neo arrivati hanno cominciato a conoscersi e ad entrare in contatto, con alcuni eventi organizzati per facilitare la socializzazione (come un pic nic fuori porta il 25 aprile). Dopo i primi corsi di italiano, c’è stato bisogno di valutare competenze e aspirazioni, e cercare di farle combaciare con quello che concretamente offre il mercato del lavoro locale: ora però il progetto entra nel vivo, con l’avvio di alcuni tirocini formativi da cui si spera partiranno prima o poi dei contratti di lavoro. Su questo fronte è arrivato l’aiuto del comune e dalla Camera di commercio di Benevento.
“La caratteristica del progetto – spiega Aissa – è quella di cercare di andare oltre l’accoglienza, puntando invece al raggiungimento della piena autonomia di vita di queste persone: questo vuol dire che speriamo di arrivare a metterle nella condizione di avere una vita pienamente autonoma, quindi con un lavoro con cui mantenersi, magari prendersi una casa in affitto e tutto il resto”. Aissa si dilunga nello spiegare che obiettivo prioritario è quello di “superare la mentalità assistenzialista, rendere davvero autonome queste persone facendo sviluppare loro un progetto di vita individuale, mettendole in condizione anche di fare delle scelte per il loro futuro”. Certo non sono mancate le difficoltà: “Innanzi tutto quella di far capire a queste persone che dovevano costruirsi un percorso individuale e distaccarsi dall’ottica collettiva a cui si sono abituati negli anni di vita insieme. Poi è servito uno sforzo per collegare aspirazioni, sogni e possibilità effettivamente disponibili, specie in questo periodo di crisi”. Possibilità che valgono per tutti, anche per chi nel frattempo aspetta un bambino: “La ludoteca presto si trasformerà in asilo nido: l’arrivo di un bebè non deve impedire alle donne di cercarsi un lavoro e diventare autonome”. (Gina Pavone- Redattore Sociale)