A scuola di accoglienza

L’umanità si fa davvero «famiglia» con le persone che migrano e camminano per il mondo

Una riflessione di don Giancarlo Quadri, direttore dell’Ufficio Migrantes di Milano, pubblicata nella pagine della Lombardia del quotidiano “Avvenire”
 
“Padrecito… padrecito… bendiciòn, bendicion!”.
Mi sembrava proprio d’essere nella Chiesa di Santo Stefano: tanti intorno e tutti a chiedere una attenzione, una benedizione.
E invece ero nel Santuario della “Nazarena” a Lima-Perù. Qualche giorno fa, in occasione di un viaggio.Una cosa mi ha colpito, come mi accade spesso visitando i Paesi dei nostri immigrati a Milano: anche se non lo si dice a nessuno, in poche ore ricevi le visite e le chiamate di tante persone! A volte non c’è una grande necessità, ma tu ti senti come uno della famiglia: entri a far parte di una comunità grande quanto il mondo stesso! L’umanità si fa davvero “famiglia” con le persone che migrano e camminano per il mondo.
Proprio questo senso di appartenenza alla “famiglia universale” credo sia uno degli aspetti che anche la Chiesa ambrosiana vuole sottolineare in questa fine di gennaio, celebrando la festa e la riflessione sulla Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria: una famiglia grande grande che riceve tutta la sua estensione e grandezza dalla universalità stessa della Chiesa.
Ecco: penso proprio che questa appartenenza alla Chiesa universale debba aiutarci in una “accoglienza” che sembra diventata difficile. Quando nelle nostre chiese celebriamo le diverse “Feste delle Genti”, quando vediamo tante etnìe e persone diverse raccolte in preghiera attorno a un altare, quando vediamo i bambini correre nel Duomo per riunirsi attorno all’arcivescovo, non dobbiamo solo pensare a un folklore che dà una gioia momentanea.
Dobbiamo ringraziare il Signore per l’esperienza di cattolicità che ogni volta vuole donarci celebrando il sacramento dell’universalità della presenza del Cristo. Certamente partendo dalle difficoltà di ordine spirituale: dobbiamo con ogni mezzo fare in modo che l’ideale cristiano di famiglia venga compreso e seguito. Qui c’è un solo strumento: la testimonianza e il buon esempio. Ma poi occorrerà anche un impegno a rimuovere tutti quegli ostacoli d’ordine materiale, economico, culturale, politico, legale o di burocrazia e di mille altri tipi che oggi sembrano accanirsi contro quella cellula d’amore che dovrebbe essere la famiglia.
E quanto a difficoltà, penso proprio che la “Famiglia Migrante” ne incontri a non finire. Forse il vero nome di “accoglienza” oggi è: “aiuto alle famiglie dei Migranti a vivere unite”.
Soprattutto pensando ai migranti dobbiamo fare in modo che l’ideale di famiglia venga compreso e seguito.