Benedetto XVI: formare una unica famiglia umana

Angelus in occasione della Giornata Mondiale delle Migrazioni

Domenica si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ogni anno ci invita a riflettere sull’esperienza di tanti uomini e donne, e tante famiglie, che lasciano il proprio Paese in cerca di migliori condizioni di vita. Questa migrazione – ha detto Papa Benedetto XVI poco prima dell’Angelus – “a volte è volontaria, altre volte, purtroppo, è forzata da guerre o persecuzioni, e avviene spesso – come sappiamo – in condizioni drammatiche”. Per questo “fu istituito, 60 anni or sono, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Nella festa della Santa Famiglia, subito dopo il Natale, abbiamo ricordato che anche i genitori di Gesù dovettero fuggire dalla propria terra e rifugiarsi in Egitto, per salvare la vita del loro bambino: il Messia, il Figlio di Dio è stato un rifugiato”.

“La Chiesa, da sempre – ha osservato il Pontefice – vive al proprio interno l’esperienza della migrazione. Talvolta, purtroppo, i cristiani si sentono costretti a lasciare, con sofferenza, la loro terra, impoverendo così i Paesi in cui sono vissuti i loro avi”. D’altra parte, “gli spostamenti volontari dei cristiani, per diversi motivi, da una città all’altra, da un Paese all’altro, da un continente all’altro, sono occasione per incrementare il dinamismo missionario della Parola di Dio e fanno sì che la testimonianza della fede circoli maggiormente nel Corpo mistico di Cristo, attraversando i popoli e le culture, e raggiungendo nuove frontiere, nuovi ambienti”.
Tema della giornata è stato: “Una sola famiglia umana”: “un tema – ha chiarito il Papa – che indica il fine, la meta del grande viaggio dell’umanità attraverso i secoli: formare un’unica famiglia, naturalmente con tutte le differenze che la arricchiscono, ma senza barriere, riconoscendoci tutti fratelli”. Per questo, ha sottolineato, “è fondamentale che i cristiani, pur essendo sparsi in tutto il mondo e, perciò, diversi per culture e tradizioni, siano una cosa sola, come vuole il Signore”. (R. Iaria)